La storia di Xu Xiangshun, italiano in Cina
2004/05/12
Gabriella Bonino |
-------------------------------------------------------------------------------- cri Forse non sapete che un italiano e' vissuto nel sud della Cina per piu' di 50 anni, facendo il contadino. Xu Xiangshun, questo e' il suo nome, abita nel villaggio di Shenao, presso la citta' di Wenzhou, nella provincia del Zhejiang. La mattina in cui il giornalista della nostra radio si e' recato ad intervistarlo, egli era appena tornato a casa dopo un giro di ispezione notturna nel villaggio. Alto, i capelli biondi , gli occhi azzurri ed una folta barba, dopo essersi lavato e spazzolato i denti, e' andato in una trattoria vicina per fare colazione e, secondo l'abitudine cinese, ha chiesto una ciotola di spaghetti in brodo. Nonostante l'evidente infermita' alle mani, utilizzava le bacchette piuttosto speditamente. Infatti, ci ha spiegato che nel marzo del 1993 egli stava minando una zona pietrosa, quando e' stato colpito dall'esplosivo, che gli ha quasi maciullato le mani. Ritrovate otto dita fra le pietre, all'ospedale riuscirono a riattaccargliene cinque, quindi ora piu' contare su due dita nella mano sinistra e tre nella destra. Egli riesce cosi' ad essere autonomo sia nel mangiare che nel vestirsi, inoltre riesce ancora a fare qualche lavoretto in campagna, come seminare o tagliare l'erba. Tuttavia, per dargli una mano, il governo del villaggio gli ha offerto il lavoro di pattuglia notturna, da cui ottiene un modesto salario. Prima dell'incidente, egli ha condotto la semplice vita di tutti i contadini locali, impegnati soprattutto nella coltivazione del riso. Dopo aver consumato i suoi spaghetti, Xu Xiangshun ha raccontato con piacere la sua storia. Il nome italiano di Xu e' Alvaro, la madre italiana si chiamava Cendi, ed era una donna della periferia di Milano, mentre il padre, sempre italiano, mori' durante la seconda guerra mondiale. Alvaro e' nato quando il padre naturale era ormai morto. Il padre cinese di Alvaro si chiama Xu Dingfu. Questi era un contadino del villaggio di Shenao, presso Wenzhou, un tradizionale centro di emigrazione in Europa, specie in Italia. Dopo la morte della moglie in seguito ad un parto difficile, all'inizio degli anni quaranta del secolo scorso, questi emigro' da solo a Milano, aprendo un laboratorio di capi in pelle. L'italiana Cendi, gia' incinta di Alvaro, venne assunta come operaia nel laboratorio di Xu Dingfu. Mentre imperversava la guerra, fra il cinese solitario e lontano da casa e l'italiana vedova e in attesa di un figlio nacque un sentimento particolare ed i due decisero di sposarsi. Otto mesi dopo, nacque il piccolo Alvaro, cui venne dato il nome cinese di Xu Xiangshun. Quando il piccolo ebbe tre anni, il nonno cinese Xu Aqiu, che viveva in Cina nel villaggio natale di Shenao, invio' una lettera al figlio emigrato in Italia, richiamandolo d'urgenza a casa con la scusa di essere gravemente malato. In realta' questi stava benisssimo, ma nella sua vecchiaia intendeva avere presso di se' il figlio unico, secondo la tradizione contadina cinese. Nella primavera del 1946 Xu Dingfu si affretto' quindi a tornare a Wenzhou insieme al figlio adottivo italiano Alvaro. Secondo la testimonianza degli anziani del villaggio, allora il piccolo non sapeva che parlare italiano. Poco dopo anche la madre italiana Cendi giunse nel villaggio, dove si adatto' subito alla situazione, lavorando in casa e nei campi come le altre donne locali. Nella primavera del 1948, la donna partori' un maschio, che tuttavia mori' subito dopo. Nel 1949 dette invece alla luce una femmina, cui venne dato il nome di Xu Xiangmei. Nell'autunno del 1950, la donna, che allora aveva solo 31 anni, mori' all'improvviso, lasciando il figlio italiano di 8 anni e la figlia cinese di due. Le cose andarono cosi': una pattuglia del Guomindang, il partito nazionalista cinese sconfitto nella lotta col Partito Comunista, nonostante la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese l'anno prima, era ancora attiva in zona e commetteva cose truci. Una mattina, alcuni uomini armati inserirono le loro baionette nella finestra aperta della casa della donna, che si spavento' terribilmente e mori'. Dopo la morte della moglie italiana, il marito Xu Dingfu perse i contatti con la suocera e la cognata in Italia. Intanto a poco a poco veniva meno in lui l'intenzione di tornare in Italia. Quindi si sposo' in terze nozze con una donna del posto, Liu Chengliu, dal carattere meraviglioso, infatti questa, senza figli propri, tratto' benissimo il figlio adottivo italiano del marito, amandolo come fosse suo. Intanto il piccolo Alvaro cresceva vivace e birichino nel villaggio di adozione. Egli non amava studiare, quindi frequento' solo fino alla quarta elementare ed ora sa solo scrivere il proprio nome, per il resto e' del tutto analfabeta. Illetterato, Alvaro aveva tuttavia una grande forza fisica, che utilizzo' nei campi, nel taglio della legna, nell'allevamento delle mucche e nella bonifica con l'esplosivo delle montagne; era cosi' forte che, ricorda con orgoglio, poteva trasportare anche 400 kg come nulla fosse. Ed anche ora, che ha le mani handicappate per l'incidente del 1993, riesce a battere nella lotta due-tre giovanotti senza problemi. Arrivato ai vent'anni, Alvaro, diventato Xu Xiangshun, si sentiva ancora diverso dagli altri per il suo aspetto, inoltre il padre adottivo prediligeva la sorellina, sua figlia naturale, quindi il giovane inizio' a cercare di mettersi in contatto con la famiglia italiana. Tuttavia dopo la morte della madre, i contatti epistolari con Milano si erano interrotti, quindi il giovane non sapeva come fare. La buona matrigna Liu Chengliu condusse quindi il giovane al consolato italiano in Cina per aiuto, ma senza risultati. Un giorno Alvaro scopri' che i propri documenti e quelli della madre erano stati nascosti dal padre adottivo. Pieno di rabbia, gli dette uno schiaffo, cosa molto grave secondo l'etica cinese. Ma non se ne e' mai pentito, anzi ancora ora nutre un certo astio per il padre, perche' ha sempre ostacolato la sua ricerca dei parenti italiani. A 27 anni, come tutti gli altri contadini del villaggio, Alvaro si sposo' e l'anno seguente ebbe una figlia, Xu Jianling, nel 1975 nacque il figlio Xu Jianxiao e nel 1978 la figlia Xu Jianping. Sfortunatamente la figlia maggiore e' morta da poco durante una gravidanza. Dopo essere vissuto per piu' di 50 nel villaggio Alvaro ha ritrovato da poco i parenti italiani, che si appresta ad andare a visitare. Alla nostra domanda se intenda stabilirsi in Italia, egli ha risposto ?Assolutamente no?, perche' ormai si sente del tutto cinese, le sue radici sono qui, quindi intende ritornare in Cina. Dalla sua storia emerge in particolare la tradizionale concezione cinese dell'unione familiare: il nonno cinese di Alvaro costrinse il figlio a tornare in Cina fingendosi malato e poi nascose i documenti del figlio, e della nuora e del nipote italiani, perche' non se ne andassero piu'. Il padre adottivo di Alvaro fece la stessa cosa, nascondendo in un buco del muro della sua camera da letto i documenti del figlio e della moglie italiani, che emersero solo dopo la sua morte, pochi anni fa. La famiglia doveva assolutamente rimanere unita, e infatti lo e' stata. Quanto alla sua vita, Alvaro si ritiene soddisfatto: si e' sposato, ha avuto figli, a loro volta sposati e che gli hanno dato nipoti, da poco si e' costruito una nuova casa, quindi non e' vissuto invano. Nel tempo libero, egli ama assistere all'opera locale. Sa anche cantare brani dell'opera di Pechino e dell'opera Yue, e si e' esibito di fronte al nostro giornalista, che e' rimasto stupito per la sua bravura. Ma, ci ha detto, si e' subito ricordato che la patria di origine di Alvaro e' in effetti l'Italia, la terra della musica e del canto, quindi? tutto ridiventa normale. |